muto incivile accondiscente permeabile

giovedì 22 gennaio 2009

DE SOGNI: linfe sprizzanti spume. - la brezza-





Che premura..ora quì sul petto, dopo i ricordati ricordi di immagini che nel momento del sonno, mi hanno colpito.

Uno, l'idolo d'emozione ( " Sulla cattiva strada" ) e l'altra .... con un fetta di cioccolato per il mio compleanno. E lei che si rivoltava e riveriva sconnessa fra le lenzuola del suo letto, mi sentii respinto. O forse solo ora che la magia del sogno sembra svanire, comincio a respingermi da lei e da quel suo vicino,bacio.


E nella selva vagavamo , io e il mio cuore, imbarazzari di timidezza - sentimento che ancor più adesso abiuro, ha una forza invadente e perniciosa,sovente più egocentrica dell'arroganza. Dalle parole il silenzio s'era ben guardato.

Eravamo accanto l'uno all'altro, il sanguigno e io,mesti privi chissà per ordine di quale grazia dittatrice, della consueta umana voglia di dire. Le sue vene mi accerchiavano il collo. La commozione mi mortificava la bocca. Con intimo peritoso orgoglio mi opposi al pianto. Ma non volevo reggergli, ammettiamo che non volevo. Piansi. Piansi ancora come un bambino.

Sentii gli acidi salirmi alla gola. La mente ordinò di buttarmi a terra , di prostrarmi a lui davanti.

Mi abbattei al suolo manifestando me stesso come mai prima , fugando ogni dubbio su ciò che il me racchiudeva al suo interno.

Stramazzai come stando in piedi, urlai a bocca salda, mi dimenai in segreto, sbracando un piede volò.


Matto folle, folleggiavo.


Lui prese le mie lacrime. Le parti si unirono a diventare solo ammasso. La catasta divenne buia. Buia nel buio, e tutto l'impalpabile dintorno era fitto di indecenti bianche margherite, che avvampavano insolenti nel nero assoluto incombente.


Fui tenuto nel liquido con una dolcezza ineguagliabile che non cederò a descrivere. I suoi fluidi colavano nei miei, confluivano in un liquido comune, indotto dallo stesso morso.


Poter Parlare.


...............................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................

A partire da essa ,dall'urlo di chi non si voleva vivo , tutto potrà essere detto.

La scena è stata ripulita , e il delirio di esistere può spaziare nel vuoto che si merita: una tabula rasa da cui la fenice del senso, come dopo un teatrale capitombolo , non sembra volersi sollevare.

mercoledì 7 gennaio 2009

Trobadore. mistico e ardore

Si è risvegliato, così. Senza immagini , senza foto. Ma lo ha fatto. E da un periodo in cui ci si era quasi abituati alla sua assenza,ci si è ricreduti. In assenza si impara a sperare nelle briciole, in poco .. ed è come disintossicarsi.


Ma è ritornato.

Apro la porta.

Mi siedo.

scrivo.



anzi ; dormo.




Dopo giorni assolutissimamente vuoti di creazione, ma pieni di vuoto e di disagio per varie situazione.

E' bastato dormire.


Chiudere gli occhi, anche con una certa noncuranza e il Cervello è partito.


Sedie,tronchi di vernice, cantine che pervadono mongolosità ma non la malattia ma il verde del moccolo (non il giallo del catarro) per un movimento, una danza da alienati febbricitanti.
Un preservativo usato, per terra tipo chewingum , giocato con Testa o Croce ed uscito il vincente avvolto da calde ,inesperte braccia e dal profumo di chi non sà ma ci prova genuinamente.
Un capitombolo giù dalle scale , un tacco che fuoriesce dal tallone uno sguardo che non ha più senso di esistere.





"Rovine al buio, scompaiono
foto al sole bruciano
dondolando in un angolo
perduta è la fenice"





"L'innocenza giudica
per una goccia espansa di arancia
la propria età"





"Le tende antiche
ricoprono l'odore
marcio
fiorite
sfinite
nere.
Rovine nella notte scompaiono-
Il tormento è la festa degli umori"





Dormendo in dormiveglia rem semi rem, doremi fa , le falangi pigiavano spinte questa volontà fortissima di comunicare all'Io e al Super Io , chi Io sia veramente.


L'Es ha dato l'impronta al mio cuore, una di quelle che difficilmente rimangono ed per questo che otterrà l'universo sputato fuori come arcobaleno saltimbanco e scorazzante.
Ugoleggia e favoleggia .


Ora come nei sogni sembra sfumare.
Perchè gli occhi di Leo di lato, non si possono feramare.





Bentornato ....



venerdì 2 gennaio 2009

VeNERDA vIAGGIO vIBALIS







Morente alba su quelle spoglie
d'albero in fiore
Ecco la fotografia d'immane gioia
e scivola giù fra le radici
bagnate e losche di derelitti
giacciono distesi. Api COLOR oro
espiantano la vanità
dall'orgoglio che rincorrono dell'antico color
il perduto.


Stupide sere diroccate in gemmate di germi antichi
spirano la brezza dell'organolettico in fumo
sul dolce canto dell'albatro.

Gemente è crisalide tesoriera
là che scorse merde blu
ritrova antichi calori, amanti.

Cristallo è il dilungarsi delle nuvole
purchè si trovi in loro una cera miccia
di cui l'urlo di sirene biancheggino
il cielo strafogante favolitiche
adorate , merde.


ora sono vuoto.



ora sono niente.

grazie Nuovo.

. .