
Rieccomi quà :
dopo secoli che non poggiavo marmo ,rieccolo e subito si sdraia piccolo Pluriverso, che scendi le scale senza risparmiare alcun fiato perchè solamente un altra storia sull'Italia lo renderebbe furioso. Perchè d'odio , "ti posso passare la lastra" , " no penso sia il vento" .
Ma non penso al demanio o demonio pubblico che non destando , credente al potente che del nulla , di fottute regole si nutre e si copre il culo , ora non ne parlerò.
Di storie di fanti e giullari che non essendo più loro ma trasfigurandosi in vari , moltitudini di figure idiosincrasiche s'appiattiscono e ridendo si infilano in un magazzino con una coperta sul viso.
Ma danno comunque un segnale ,dal magazzino all'ufficio spedizioni e ordini, con pistole a radiofrequenza , dicono dove dovrebbe spirare la polvere e intanto il paesaggio da quella porta la Lòòòòòò " no no no" è Lààà là là là,sembra sempre innevato anche se fuori i raggi solari risplendono impegno ed amore e fiducia nel lavoro come contadini al lavoro.
E si sporca il fratellino ,che comunque pian pianino panino costruisce piani , partendo dalle fondamenta delle scale retrigrade o ( andate?) il suo scritto quotidiano.
La macchinina del dirigibilone è intatta nella scheggia mentale , proprio nella piega dell'emisfero destro e compita, seduce con lunghe cosce incalzate da spoglie chiome a righe la sua adorazione d'orzata ma non dorata. Mai dorata lei sarà, rilegge e rifugge il suo status di cenerentola che danza in sù la polvere , un pò grigia ma al sicuro, al frigo . Nelle sue nubi d'attenzione solitudinarie e spiaccicata.
IL nostro culo quadrato lo hanno in visto in tanti lassù fra le piccole particelle della sedia maneggevole che non copriva distanze di pensiero, ma sola, condivideva con noi la noia dell'esistenza.
In perituro aspetto d'ambra , mi squadrava sgocciolandosi sulla parete , su ogni centimetro del soffitto e mentre sprofondava verso l'incudine
urlavo in silenzio - " ero più curioso di te"
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