muto incivile accondiscente permeabile

domenica 29 marzo 2009

Santuario di grevi laconiche mura- Un viaggiatore del tempo, disperso


Salve a nessuno.

E' il terzo week end che la presenza mi trapassa, sono tre settimane che mi concede tramite la sua corrispondenza.

E tra le feritoie intravedo cose di altri mondi, tra lo stage che diviene lavoro, tra l'invasione di pluriverso dell'universo della G, ho viaggiato e ora escavatore divengo verme ma non a fini distruttivi, ma d'immaturo campo.

Mi denudo.


Con agape , mi appresto al rielaborare questo sabato e questo pezzo di domenica, ma non in quella merda detta prosa. o solitamente detta, nulla.


Dopo un primo momento/d'arresto/ di violenza carceraria

arriva / e nel tugurio del letto

la sua voce dalla cucina

diletta\


Momenti di rincontro /di ricerca di favella/ed eccola apparir

scolorar

in una canzone


Cena/ ci si appresta ad uscir\ la pioggia batte le porte dell'umore

la nostalgia è prosa

di una rosa

fragile e complessa


Finalmente le profondità/inziano a paralizzare e distanziare

le lontananze

con sottofondo d'autore

imprigionati in casse stereolabili


E' il momento del debutto/ della resa al destino

del passato averno/ che incontra la mitica / cera\

presentata


Dialettica/ e il profondo eccolo/ rifulgente

si leva sui secoli

delle corde del cuore

e mentre le parole escono

la consapevolezza è d'arte

da parte

raggomitolata

nel Suo

tempio/


Ritorno e viaggio \inaspettato / nel futuro del dopodomani

un'occhiata

e via nel cielo puntellato

al tumulo


Differendo lo schermo diffusore/ parole saggie

miste a sagre africane in distillato

provengono da quattro

auree, mura


Dopodichè il buio/ apparente

copre d'un velo le presenze

distanti \calorose/ la minima distanza

il filo rosso è in tensione


Fino all'affogare del sonno demonio

nell'ora dell'illegal ora

pretese d'alzare l'umanoide

corpo derelitto


Sbimestrata domenica

con pioggia d'odor di colpa

ci si appresta

al restìo reale.


Ed un bacio di sfuggita

smuove e raggomitola

le intercapedini

miste a confusione


M'apro e disfo

me stesso

ma v'amo, tutti, spettatori

e con un virgulto

di libertà

donarvi l'energia

tutta

stipata nell'angolo, quì.


D'oltremodo

vi odio ,pubblico, tutti

quando il rifiuto

o i pensieri non detti

divengono rocce


L'invisibile arride

adocchia le unzioni

d'emozioni in gola

persa nella lontananza

nella ricerca del mantenere

quando piega


All'infine , adoro.

Adorami.


E il cadere nel violino

non sarà più

solitudine


pesante, invisibile

certezza



domenica 8 marzo 2009

Spiragliume sul capezzale dei prati


Mi appaiono colori che risalgono al verde marino ..al colore vitreo del vetro di bottiglia, un collo liscio, speciali interferenze giganti che vibrano la corda dell'unità.
Ecco l'aprirsi. Come modificare le sorti immaginate , in periture e perigliose situazioni che fauno Tobia non dispetta di provocare ..con quella miccia lì ..in mano..
Sembra veramente complicata: lei.
Eppure la vedo cadere non veloce ma folle , d'una caduta ripida senza freni , nella voglia di rivederla, di magari assaporare l'attesa di iniziare un discorso e abbattersi a colpi di frantoio , verso il fondo del barile, vero quella sensazione di "voglio parlarti" voglio vederti quì, accanto.
Non a me. Ma solamente accanto, innaturale onnipresenza.
FiNe dell'aRTe:
- la terra che calpestata , trema ha assolute assonanze con i sospiri , che tendono al precipizio continuo ed intanto odori di estate e solitudine e appunto di quel mare di sabbia che coincide con le aspettative rubate di migliaia di persone.
-un quadro appunto pseudo super novalistico in cui una giarrettiera appende ad una scimmia la propria barella e una faccia di putto imbiancato da innumerevoli ceroni cerulei , provocano un decadimento ma un decadimento romantico, per cui il cuore sobbalza di ansia di prestazione.
-una montagnola, collinetta di rifiati senza sola ,piange un ingiustizia una rustica coperta di marmo che travasa sul vivo , nell'inconscio: l'umana tentazione; l'umanità. Un sospiro disperato che ricorda la consapevolezza in un alito di fumo verso il morire del tramonto.
-Me lo disse lei, nella notte di quattro ore sfrontate, la Fine dell'arte.
in Continuazione.